«Gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date» queste parole pronunziate da Nostro Signore, riassumono in sintesi il paziente lavoro caritatevole svolto dalle volontarie del Centro aiuto alla Vita di Abano Terme.
«Abbiamo imparato ad amare perché abbiamo ricevuto molto amore dalle nostre famiglie cristiane ed è quello che trasmettiamo senza attendere che ci venga ricambiato nulla» conferma la presidente del CAV Luigina Peccolo e prosegue «sin da piccoli siamo stati accolti, ascoltati, compresi, amati, perdonati dai nostri genitori: quando la carità la vivi in famiglia, diventa parte di te ed è più semplice trasmetterla. Le ragazze-madri accolte di recente nel nostro centro, quasi tutte provenienti dall’Africa, hanno un passato comune di grande sofferenza, maltrattamenti, vivendo l’abbandono dei propri cari, la violenza fisica compresa quella sessuale: quali valori pretendiamo che possano mai avere da trasmettere ai propri figli?».
Giungono spesso in stato di gravidanza, disperate, non desiderano l’aborto per il figlio che portano in grembo, perché generare un bambino è il valore più grande del popolo africano, tuttavia per portare a termine la gravidanza queste ragazze necessitano di un importante sostegno.
La casa di accoglienza è una grande famiglia cristiana: per le ospiti del Centro le volontarie rappresentano una figura di riferimento materna.
La giornata inizia sempre con una preghiera di ringraziamento al Signore che le volontarie recitano con le donne presenti nella casa; nelle ore successive il ruolo delle volontarie si dispiega in mille attività: dall’insegnare a prendersi cura dei neonati, alla cura della casa; dall’igiene personale all’essere baby-sitter per i piccoli quando le mamme frequentano i corsi scolastici di alfabetizzazione o di apprendimento della lingua italiana. Anche nei momenti più difficili come il travaglio del parto, a qualunque ora del giorno o della notte, si fanno prossime come una madre accanto alla propria figlia.
La povertà più grande che si riscontra nelle nostre ospiti è l’incapacità di amare e di avere fiducia negli altri: questa chiusura rende estremamente difficile la consapevolezza dell’aiuto che si vuole offrire. L’ostacolo della lingua straniera è insignificante se paragonato a quello della diffidenza. Per conquistare la fiducia è necessario un linguaggio di accoglienza, di affetto, di vero sacrificio attraverso cui le madri accolte possano comprendere che i gesti delle volontarie non hanno secondi fini, ma sono mossi da amore gratuito.
I risultati però non sempre sono sempre quelli attesi né tantomeno sono immediati. L’amore caritatevole è paziente e non si scoraggia delle sconfitte transitorie spesso dovute a incomprensioni secondarie al loro vissuto di violenza e povertà dove per sopravvivere è spesso necessario ingannare e sottomettere chi ti sta accanto.
Per questo nel loro immaginario l’idea della gratuità è difficile quasi impossibile da comprendere e così quando le ragazze ospiti chiedono alle stesse volontarie che cosa le spinga a compiere questo servizio senza ottenere in cambio qualcosa, la risposta è sempre stata che Dio è autore della vita, che ci ha amato per primo e ci ha insegnato ad amare. Una scintilla si risveglia in alcune di loro e, a piccoli passi, decidono di iniziare a conoscere quella fede che muove ad azioni così diverse rispetto al male che hanno ricevuto.
È iniziato così, tre anni fa, il cammino alla scoperta di Gesù, con semplici incontri settimanali, narrandone la vita, le azioni talora con racconti anche attraverso filmati in lingua inglese, spesso accompagnati da canti gioiosi di Gospel nigeriano. L’adesione al percorso del catecumenato è giunto di conseguenza: mosso dal desiderio di far parte della grande famiglia cristiana a partire dal battesimo sia della madre che dei figli nati nella nostra casa di accoglienza. È cosi che nella Pasqua 2019 sono stati celebrati i primi sei battesimi e successivamente due matrimoni cristiani.
Il percorso sta proseguendo al momento per altre cinque ragazze: riceveranno il battesimo nella prossima celebrazione Pasquale. Quando viene chiesta loro la motivazione che genera in loro il desiderio di ricevere il battesimo la maggioranza risponde: «… per avere anche io un posto nel Regno di Dio, da figlia, dove finalmente riposare e trovare la vera pace».
Agata Barchitta, responsabile gruppo famiglie affidatarie del CAV Abano Terme