«Se dobbiamo fare scuola, facciamola bene». Un “assioma” che devo aver sentito in qualche incontro Fism e che mi ha accompagnato in questi anni, alle prese – come tanti altri parroci – con le scuole dell’infanzia.
Esse ci stanno indubbiamente a cuore, perché i bambini portano vita, ma soprattutto ne vediamo l’opportunità per avvicinare le giovani famiglie, conoscerle e avviare un primo dialogo, magari dopo aver amministrato il battesimo ai loro figli e in attesa del cammino della prima evangelizzazione.
Ma quanto ci preoccupano, quanti pensieri creano per questioni legate alla sicurezza, alla cucina, al personale, ai conti in rosso…!!!
Diventato parroco anche di Taggì di Sopra mi sono ritrovato con un’altra scuola e nido da gestire. Non nascondo che le preoccupazioni sono raddoppiate (se non triplicate!), per i motivi che noi legali rappresentanti conosciamo molto bene.
Nel buio di una mattina invernale, mentre stavo correndo lungo il Brentella mi venne un’idea: perché non unire le due scuole, quella di Taggì di Sotto con quella di Taggì di Sopra?
Punto di partenza era iniziare dalla mensa, utilizzando un’unica cucina e, attraverso un servizio di trasporto, portare gli alimenti cotti nell’altra scuola. Ma poi non poteva finire qui: dovevo arrivare a nominare una sola coordinatrice per coordinare il lavoro d’insieme di entrambi le scuole. Così avrei valorizzato quanto di meglio c’era nella singola scuola e fatto circolare in entrambe.
Mi parve così bella l’idea che la mattina stessa andai dal direttore di Fism Padova. Anche lui fu entusiasta della proposta, anzi mi fece capire che era quanto desiderava da tempo dalle scuole. Subito dopo mi rivolsi all’Ufficio Scuola per l’approvazione della Diocesi e per il supporto tecnico. Devo ringraziare per la celerità con cui si sono mossi e l’attenzione avuta per questa operazione, non semplice dal punto di vista burocratico. Mi sono sentito sostenuto e aiutato – questa volta – a non preoccuparmi di nulla, perché avrebbero provveduto a tutto.
Cosa dire dopo questi due anni? Non tornerei più indietro.
Innanzitutto tengo a precisare che qui non si tratta di fusione, perché ogni scuola continua a mantenere la sua identità. Qui si tratta di mettersi insieme per una serie di vantaggi: la coordinatrice è unica, come unica è la cuoca e l’aiuto-cuoca; le educatrici possono lavorare in entrambe le strutture (cosa ottimale quando c’è l’assenza di una maestra), la formazione è unica (meno spese da sostenere), il potere d’acquisto è maggiore, le competenze delle maestre vengono valorizzate in entrambe le scuole, i risparmi sono notevoli.
Tuttavia la cosa più significativa non è la soluzione degli annosi problemi economici (cosa avvenuta da subito), ma – dal mio punto di vista – l’indubbia crescita dell’offerta educativa, confermata dal crescente numero di bambini, dal massimo punteggio ottenuto dai Servizi sociali territoriali nell’accreditamento del nido, dal ritorno decisamente positivo nei questionari somministrati ai genitori.
Puntare sulla qualità della scuola, a mio avviso, è innanzitutto un dovere nei confronti dei nostri parrocchiani più teneri, i quali hanno diritto di avere il meglio che gli possiamo offrire, perché «se dobbiamo fare scuola, facciamola bene».
don Paolo Pegoraro, parroco di Taggì di Sotto e di Taggì di Sopra (Pd)