In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via
e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:
«Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.
Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate;
un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».
Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse:
«Avete qui qualche cosa da mangiare?».
Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;
egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
(Lc 24,35-42)
Questa apparizione del Risorto, narrata da Luca, genera uno smarrimento degli apostoli che temono di vedere un fantasma. Gesù si mostra loro perché riconoscano che è proprio lui, con un corpo, con i segni della passione e con la capacità di mangiare del pesce arrostito che mangiano con lui, rallegrandosi della sua presenza.
Giovanni narra qualcosa di analogo:
«Allora Simon Pietro salì nella barca
e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci.
E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.
Gesù disse loro: “Venite a mangiare”.
E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”,
poiché sapevano bene che era il Signore».
(Gv 21,11-12)
Gesù si manifesta ai suoi nella notte lungo il Mare di Galilea: vanno a pescare, non prendono nulla, all’alba Gesù si presenta sulla riva, compie per loro una pesca miracolosa; quindi Giovanni, Pietro e poi tutti gli altri lo riconoscono; dovremmo dire con esattezza: sebbene lo avevano visto morire, sebbene sapevano che era stato sepolto, ora hanno bisogno di elaborare che è lui… e proprio attraverso il pasto riconoscono che è lui.
Le apparizioni del Risorto non sono banalmente un’esperienza consolante in cui Gesù e i suoi amici si ritrovano dopo la prova della passione; né possiamo interpretarle come il lieto fine della vicenda terrena di Cristo, con la quale egli “dimostrerebbe”, quasi apologeticamente, la veridicità dei suoi ideali: Dio non ha bisogno di dimostrare che è Dio! Dio rivela (cioè manifesta) chi lui è! Le apparizioni avvengono solo per coloro che credono in lui; Gesù non appare a Pilato, ad Anna e Caifa, agli scribi o ai suoi oppositori… Gli apostoli invece, alla presenza del Risorto, sono chiamati a compiere un discernimento: Gesù non è un fantasma, non è un’allucinazione, non è un ricordo, non è tornato semplicemente a essere quello che era prima della sua morte in croce: egli si presenta vivo con i segni della passione per indicare che il figlio di Giuseppe e di Maria, come lo chiamavano i nazaretani (cfr. Lc 4,16-30), o il Rabbi che va predicando e compiendo prodigi (cfr. Lc 6,19), l’uomo che parla come mai nessuno ha parlato (cfr. Gv 7,40-53) è davvero il Figlio di Dio, egli ha il diritto di farsi uguale a Dio senza che per questo debba morire (cfr. Gv 19,7).
Il Risorto, pertanto, si mostra vivo agli apostoli perché è la Vita; mostra le piaghe perché ha il potere sulla morte; parla con loro perché è il Verbo; mangia con loro perché possano riconoscere che è colui che ha spezzato con loro il pane e bevuto con loro il calice, comandando – prima della sua Passione – di perpetuare questo gesto come memoria del suo sacrificio glorioso. Comprendiamo, alla fine, che i pasti del Risorto sono l’evento con il quale si aprono gli occhi degli apostoli (basterebbe citare l’incontro di Emmaus cfr. Lc 24,31) e il Signore Gesù ripropone come pasto rituale – già anticipato nel Cenacolo e adombrato nei pasti della vita pubblica la vita pubblica – come il segno visibile con il quale riconoscerlo, facendo discernimento per comprendere che lui è il Figlio di Dio.
La celebrazione dell’Eucaristia non è un incontro settimanale durante il quale la Chiesa compie una riflessione sul Vangelo del giorno: mentre ascoltiamo le Scritture e spezziamo il pane eucaristico, siamo chiamati a fare discernimento: il Vangelo celebrato e il pane spezzato sono la manifestazione reale del Risorto che ora – dietro il velo dei santi segni – resta con noi fino alla fine dei tempi! La Chiesa nel giorno del Signore risorto fa – attraverso il gesto, l’azione rituale dell’Eucaristia – l’atto più autentico di discernimento e riconosce che “quel segno” è Cristo stesso, è il Vivente!
don Gianandrea Di Donna, direttore Ufficio per la Liturgia