IL MEDICO DI CAMPAGNA
di Thomas Liltu
genere: commedia, 102′
Jean Pierre Werner fa il medico in un piccolo centro agricolo. Sempre presente e disponibile, ha stabilito con i pazienti un rapporto positivo e sereno di fiducia totale. Ma anche i dottori si ammalano e così, quando a Werner viene diagnosticato un tumore, eccolo ritrovarsi affiancato da Nathalie Delezia, una giovane inesperta e volenterosa…
Che Werner sta male, lo sappiamo subito. Che l’arrivo di una assistente non gradito né a lui né ai pazienti arriva come conseguenza successiva. Il nodo tematico è dunque doppio: da un lato la (difficile) convivenza tra il titolare e l’assistente, dall’altro la crescente difficoltà di Werner di mantenere fede al suo impegno assiduo e puntuale nei confronti degli abitanti, molti dei quali, quando vedono la presenza della donna, le chiudono la porta in faccia. Su questo dop
pio binario corre il copione, alzando il tiro sulle difficoltà di Werner di tenere nascosta la malattia e, insieme, di affrontare con realismo e praticità i molti problemi che la quotidianità presenta.
L’intento è dimostrare che il medico di campagna è una di quelle professioni che più sembrano superate più se ne avverte la necessità in una società (occidentale) che si è illusa di poter superare carenze e bisogni col ricorso alla tecnologia e alla facile diagnosi. L’evolversi dei fatti dimostra che la preparazione scientifica resta inerte se non è accompagnata dal soffio del calore umano, dalla comprensione, dal reciproco rispetto tra medico e paziente. E anche tra medico e medico. Semplice nello svolgimento, puntuale nel prendere in esame un ventaglio ampio di problemi che lo scenario della campagna presenta (lungi dall’essere il luogo incontaminato che molti vorrebbero), il film è nitido e positivo e dal punto di vista pastorale e da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti (a cura della Commissione nazionale valutazione film CEI).