Da leggere 2018/06
IL DISCEPOLO AMATO SCRIVE AI GIOVANI
Giulio Michelini, Il discepolo amato scrive ai giovani. Un contributo biblico al prossimo Sinodo dei Vescovi, Edizioni San Paolo 2018, pp. 96, 12,00 euro
Trovare, dopo aver speso tempo ed energie per cercare, è il sogno di ogni uomo. Ogni giovane si definisce come creatura capace di desiderare, come domanda aperta, portatore di un sogno di felicità e di pienezza di vita… una ricerca il cui oggetto, alla fine, non è una cosa ma una Persona.
Questa ansia, questa ricerca è riletta dall’autore alla luce di personaggi biblici, come Abramo, Geremia, il Discepolo amato, Maria di Nazareth. Tutti sono sollecitati da domande a cui non ci sono risposte preconfezionate. Proprio questo li stimola a mettersi in cammino e incontrare la gioia del Vangelo.
Attraverso una lettura sapiente dei testi biblici l’autore mostra quanto sia fondamentale favorire un dialogo personale dei giovani con Gesù, per aiutarli a fermarsi con Lui, a dimorare con Lui, offrendo occasioni per ascoltare il proprio cuore e per specchiarsi nella Scrittura. Ne risulta che la Parola può ispirare nuovi percorsi per accompagnare i giovani a tale incontro, passo dopo passo, perché come il Discepolo amato ogni giovane giunga a posare il capo sopra il cuore di Gesù e lì trovare risposta alle sue domande.
L’autore. Giulio Michelini, frate minore, insegna Nuovo Testamento all’Istituto Teologico di Assisi. Ha studiato alla Facoltà di Lingue dell’Università di Perugia (dove ha lavorato sulla traduzione verso il gotico del Vangelo secondo Matteo), alla Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito il dottorato in Teologia biblica, e al Bat Kol Institute di Gerusalemme. È autore di diversi articoli scientifici e commenti biblici.
MIA CHIESA AMATA E INFEDELE
Ermes Ronchi, Mia chiesa amata e infedele, Edizioni Messaggero Padova, 2018, pp. 112, 10,00 euro
Il coraggio di sognare è la virtù degli inizi, che ci è diventata gioiosamente familiare da quando Francesco, al balcone di San Pietro, il 13 marzo 2013, si inchinò davanti alla folla e ne chiese la benedizione: non si era mai visto questo capovolgimento di ruoli. Da lì ha iniziato a soffiare sulla comunità credente un’aria di primavera. Dal nome scelto e dal primo gesto è cominciata la riforma della Chiesa, un sogno cui tutti possiamo partecipare, seguendo i sentieri tracciati da alcune parole chiave, innovative, seminate nei testi di Francesco: creatività, originalità, pazienza e tenerezza. Partendo da queste quattro parole Ermes Ronchi, con la profondità e il linguaggio evocativo che lo caratterizzano, racconta la visione del cristianesimo di papa Francesco facendo capire come, nel fazzoletto di terra che abita, ognuno di noi può essere il racconto della combattiva tenerezza di Dio.
L’autore. Ermes Ronchi (1947 Racchiuso di Attimis, Ud), sacerdote dei Servi di Maria, licenziato in teologia alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum a Roma, ha conseguito il dottorato in scienze religiose all’Institut Catholique (Parigi) e antropologia culturale alla Sorbona (Parigi). È docente di estetica teologica e iconografia presso il Marianum di Roma.
ACCOMPAGNARE GLI ADULTI NELLA FEDE
Giovanni Casarotto, Accompagnare gli adulti nella fede, Facoltà teologica del Triveneto -Edizioni Messaggero Padova, 2018, pp. 272, 22 euro
“Chiesa in uscita”, chiamata a vivere la conversione missionaria per annunciare il Vangelo oggi. Il Vaticano II ha rilanciato la centralità dell’evangelizzazione e dell’accompagnamento degli adulti nella fede. L’incontro tra la realtà socio-culturale ed ecclesiale italiana con un teologo del Concilio, Marie Dominique Chenu, invita a riscoprire l’identità teologale della catechesi e a rivisitare il rapporto tra dottrina e pastorale, tra teoria e prassi, tra teologia e agire pastorale. Padre Chenu offre anche al nostro tempo la freschezza del Vaticano II con espressioni quali: discernere i “segni dei tempi”, la “Chiesa in stato di missione”, ritornare all’essenziale della Parola, l’ascolto dei poveri, una teologia induttiva, il principio dell’incarnazione… L’approfondimento si colloca nell’ambito della teologia pratica.
L’autore. Giovanni Casarotto, prete della diocesi di Vicenza (2006), dopo l’attività pastorale in parrocchia ha conseguito la licenza in teologia in catechetica e pastorale giovanile all’UPS (Roma, 2013) e il dottorato in teologia pratica a Louvain-la-Neuve (UCL, Belgio, 2016). Direttore dell’Ufficio diocesano per l’evangelizzazione e la catechesi (2015) e responsabile del Servizio diocesano per il catecumenato (2016). Vive e svolge servizio come collaboratore in un’unità pastorale.
Da vedere 2018/06
LAZZARO FELICE
di Alice Rohrwacher
durata: 2h 05min
Al festival di Cannes 2018 il film ha ricevuto il Premio per la migliore sceneggiatura. La storia prende il via in una grande piantagione di tabacco, di proprietà della marchesa Alfonsina de Luna, dove 54 contadini lavorano notte e giorno secondo un calendario immutabile bloccato su compiti e ritmi. Tra questi contadini (anziani, giovani, adolescenti, bambini) si muove anche Lazzaro, un ventenne che non conosce i genitori eppure lavora con gioia e il sorriso sulle labbra. La parabola di Lazzaro, che muore e risorge ed è sempre pronto al sacrificio per gli altri, ha un’indubbia valenza di forte carica religiosa. Lazzaro, che non ha una precisa identità, assume su di sé tutto il male che può essere ereditato, tutta la cattiveria che l’uomo infligge ad altri esseri umani, e lo porta con se fino a destinarlo alla condivisione universale. Si tratta di un atteggiamento che porta la regista sulle orme del grande cinema umanista degli anni ’50 e ’60. Torna a mente il Rossellini dei film del secondo dopoguerra, gli straziati apologhi di Stromboli, i freddi teoremi di Viaggio in Italia. Ma forse è a Ermanno Olmi, anche per età e generazione, che il cinema della Rohrwacher si richiama. In quella dolente, ruvida sequenza nella chiesa quando una suora si rifiuta di accogliere i poveri senza un’identità. Citazione, o forse omaggio, e non banale ma palpitante e attuale, al Villaggio di cartone di olmiana memoria. Lazzaro felice è un film che sprigiona e trasmette ottimismo, partendo dal buio, dalla privazione, dalla sottrazione. Sta con gli ultimi, e non per convenienza ma perché lo chiedono la pietà, la ragione, la giustizia. Il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti (a cura della Commissione nazionale valutazione film CEI).