Riportiamo un’esperienza della Diocesi di Treviso, che abbiamo ascoltato nella “Settimana dei preti in cambiamento” a settembre 2017. Ci sembra tenga insieme sia l’incontro immediato con il Vangelo, sia il desiderio di relazioni buone e significative.
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La proposta diocesana Il Vangelo nelle case è stata un “colpo di fulmine”. La Parola in casa, i piccoli gruppi, l’ambiente familiare: mi sono parse potenzialità nuove, non ancora esplorate, che sollecitavano il mio interesse; mi sono parse come un cammino che ricorda le prime comunità cristiane. Avevo già avuto qualche occasione di cogliere lo stupore e la curiosità suscitati, nei bambini ma anche negli adulti, dal “raccontare” i Vangeli; pure qualche esperienza simile vissuta nel gruppo famiglie aveva lasciato un desiderio latente di conoscere un po’ di più il Gesù che si rivela nella Sua Parola. Mi sembrava una proposta provvidenziale, arrivata al momento giusto. Al primo incontro di presentazione del Progetto in Diocesi le parole del vescovo mi erano parse illuminanti «Abbiamo tante strutture, ma quanto poco conosciamo Gesù», e poi «raggiungere i lontani», «essere accoglienti», «non aver fretta di portare le persone in Chiesa», «guardare ai margini»... tutti temi che toccavano corde sensibili: io stessa, lontana, ero stata a suo tempo raggiunta, attesa e accolta. E mi sono sentita “a casa”. Ho desiderato il coinvolgimento nel progetto perché mi interpellava e ho accolto con gioia e gratitudine l’invito di poter essere animatrice di un gruppo! Ero curiosa e in parte anche dubbiosa: non riuscivo a immaginare come si sarebbe realizzata questa idea, come si collocava rispetto alle altre attività parrocchiali.
Il Vangelo nelle case si è inserito nella Collaborazione pastorale in punta di piedi, valorizzato senza clamore ma con cura, seguito con discrezione da padre Osório, della Casa Milaico, dei missionari della Consolata. Abbiamo innanzitutto cercato di fare gruppo fra noi cinque animatori, provando la metodologia proposta, confrontandoci sulle modalità di formazione dei gruppi, stabilendo calendario comune e momenti di verifica periodici.
All’inizio dell’anno si sono formati tre gruppi:
- uno numeroso, composto prevalentemente da coppie di conoscenti e vicini di casa, ospitato e animato da una coppia di sposi;
- uno costituito da persone che già facevano incontri di preghiera;
- uno costituito da persone provenienti dalle diverse parrocchie della Collaborazione invitate con il passaparola; un gruppo eterogeneo, un “esperimento di Collaborazione pastorale”.
All’inizio si avvertiva una certa ritrosia: accostarsi direttamente al Vangelo senza la mediazione di un sacerdote sembrava non così scontato, e farlo in casa d’altri insieme a estranei o quasi poteva essere complicato. È invece bastato poco per creare un terreno comune, “una casa” in cui “stare” insieme. Il metodo proposto si è rivelato efficace, forse proprio perché semplice! Dà sicurezza perché non presuppone conoscenze particolari, ma solo fedeltà “rigorosa” alla Parola che meditiamo.
Come animatori cerchiamo di agevolare un clima accogliente e di utilizzare il metodo proposto, magari sperimentato anche nella nostra preghiera personale. Pian piano si avverte che è Gesù che si affida alla nostra sensibilità, un “Gesù feriale” che si fa vicino al nostro quotidiano, che scende dagli altari per accompagnarci in cucina, al lavoro, in famiglia, nelle relazioni, che si fa prossimo alla nostra umanità e ci rende prossimi gli uni agli altri.
La Parola che contempliamo è la sua vicenda umana, fatta di incontri, di paesaggi, di cammini e di soste, di preghiera. Ricorda e parla alla nostra quotidianità, la sostiene. Ciò che accade negli incontri è semplice e sorprendente: annotare i verbi, le azioni, gli atteggiamenti dei personaggi, osservare come ritornano, cogliere le sfumature. Ognuno di noi, insieme ma personalmente, viene così raggiunto dalla Parola: nel gruppo le condivisioni diventano via via più fluide, si affina la sensibilità, si ricorda qualche passaggio degli incontri precedenti, emergono assonanze con i vangeli domenicali. Ognuno mette un tassello, il proprio, indispensabile, che completa quello degli altri: e si cresce insieme intorno a Gesù.
La mozione che più spesso cogliamo è la sorpresa: “quante volte ho sentito questo brano… mai avevo notato che….” Quando ciò accade, tra me e me, ringrazio Dio di questa esperienza perché Gesù si svela nella condivisione ed è un circolo virtuoso: condividere alimenta la gioia e la gioia fa desiderare di condividere.
È un’esperienza che ha in sé i presupposti per diffondersi “per contagio”: se siamo noi per primi incuriositi e desiderosi nei confronti di Gesù, suscitiamo a nostra volta curiosità e desiderio. È l’essere attraenti perché si è stati attratti: è il «venite e vedrete», è il «si seppe che era in casa».
Ma come per tutte le cose, c’è bisogno di dare struttura e solidità all’esperienza: serve formazione di altri animatori e serve anche aver cura di coloro che hanno aperto la via, consolidando il metodo, confrontando e verificando le esperienze, approfondendo la formazione sui Vangeli, perché non si perda la freschezza degli inizi.
Sento che la forza de Il Vangelo nelle case è di stare – per così dire – “ai margini”, integrata nei programmi pastorali ma ai margini, capace di essere attrattiva anche al di fuori degli ambiti ecclesiali abituali. È un mezzo nuovo per la nostra comunità, credo fecondo. Ci aiuta a vivere la fede nella nostra quotidianità.
Il Vangelo nelle case è un “piccolo progetto”, un tassello utile a comporre quel volto accogliente di Chiesa aperta, che riparte umilmente dal bisogno di conoscere Gesù, che come e con Gesù si rivolge alle nostre tante periferie e le abita, offrendo cittadinanza al profondo desiderio di felicità che si cela nel cuore di ogni persona.
dalla testimonianza di Fabiola Voltarel, Diocesi di Treviso