RISORTO
di Kevin Reynolds
genere: drammatico 107’
Nei territori romani della Galilea, nelle settimane seguenti la crocifissione, comincia a circolare un interrogativo, per la cui soluzione sono incaricati Clavius, potente tribuno romano, e il suo aiutante Lucio. A loro è affidato il compito di risolvere il mistero su ciò che è accaduto a Yeshua (Gesù). Si tratta di fermare l’idea che quell’uomo sia risorto e evitare l’esplodere di una rivolta a Gerusalemme.
Tutto si può dire tranne che si racconti una storia nuova e inedita. E tuttavia tornare a riproporre quei momenti della crocifissione e della resurrezione di Gesù vuol dire confrontarsi con l’avvenimento che ha cambiato la storia del mondo, e non per dire cose sconosciute ma per rivederle con occhi cambiati. Qui soprattutto, dal momento che gli avvenimenti non mutano ma sono sempre più lontani, decisivo diventa l’approccio scelto, il modo di trattare i fatti e di svilupparli tra suggestioni e approfondimenti. La materia narrativa c’è, innegabilmente e, affidata a una produzione americana, segue il percorso di un “caso” che si snoda tra ragione e irrazionalità, come un “thriller” da risolvere. Il che non vuol dire abbassare il tono o livellare la resa ma dare uno slancio di revisione alla vicenda al di là dei prevedibili sbalzi. Kevin Reynolds, il regista ne offre una conferma quando dice che «si ha l’opportunità di immedesimarsi in Clavio, un tribuno scettico, confuso dall’eccezionalità dei fatti che accadevano in Giudea. Non si mette alla ricerca del corpo di Cristo per proseguire una missione politica o religiosa: il suo compito è eseguire degli ordini». Da questo si capisce come l’intento sia essenzialmente concreto, collocato in una dimensione visionaria e incerta perché incapace di esprimersi in modo compiuto. Nella parte finale, quando Gesù vive a contatto con gli uomini e dà inizio alle sue azioni a servizio degli altri, il film ritrova quella solennità e quel segno del mistero che lo rendono più drammatico e palpitante. Le scene d’azione sono efficaci, e non superano mai la soglia del facile ammaestramento. È evidente che il recupero di una dimensione semplice, mai enigmatica o ambigua è ciò che chiede la traduzione in immagini della storia della resurrezione, oggi. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti (a cura della Commissione nazionale valutazione film CEI).