La Quaresima è un tempo che ci prepara a vivere il cammino di passione, morte e risurrezione di Gesù.
In questo tempo uno dei simboli che la Chiesa mette al centro è la santa croce, il segno per eccellenza che ricorda l’amore totale di Cristo. Così nel tempo quaresimale siamo invitati a meditare e contemplare, soprattutto il venerdì, il mistero della croce. Guardando la croce, noi impariamo ad amare come Gesù ci ha amati, contemplandola, attraverso la preghiera, diventiamo capaci di testimoniare la nostra fede in ogni luogo e nei momenti più faticosi della vita.
Nella croce si identifica Cristo, il crocifisso, e con Lui ogni cristiano. Il rischio che si corre è quello di ridurre tale segno a un monile appeso al collo o all’orecchio; a un oggetto attaccato a una parete come se fosse un quadro o, ancora, di brandirlo come un’arma. Invece, la croce, da terribile patibolo, è diventata il trono della gloria del Figlio di Dio, che su di essa ha offerto la sua vita per noi, donandoci così la salvezza dal peccato e dalla morte.
Erano queste le motivazioni che hanno spinto Giovanni Paolo II a far diventare la croce il simbolo delle Giornate mondiali della Gioventù. Nella domenica delle Palme del lontano 1984, al termine dell’Anno Santo della Redenzione, consegnò la croce ai giovani dicendo:
«Cari giovani affido a voi il segno stesso di quest’Anno Giubilare la Croce di Cristo! Portatela nel mondo, come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità, ed annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione».
Da allora la Croce della GMG è stata accolta e venerata da milioni di giovani, e nel suo pellegrinaggio ha attraversato i cinque continenti, centinaia di stati e migliaia di diocesi e paesi. Essa è diventata il segno inconfondibile di questo evento, simbolo di pace, ma anche di testimonianza dei cristiani che in essa si riconoscono.
Anche nel cammino dell’Iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi si è voluto riservare una celebrazione alla consegna della croce, per introdurre i ragazzi alla contemplazione di questo mistero, alla familiarità con il linguaggio cristiano, fatto di segni e di simboli.
All’inizio del secondo anno del Tempo del discepolato si colloca dunque questa consegna: chi vuole diventare discepolo deve conoscere la via della croce che il Signore ha seguito. I ragazzi sono invitati a fare della loro vita un dono, imparando da Gesù, che l’ha donata fino a morire sulla croce. Anche i ragazzi catecumeni partecipano a questa consegna che indica come la «croce di Gesù Cristo sia per i cristiani il segno visibile dell’amore di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo».
Ma la santa croce è un segno che i ragazzi troveranno spesso nella loro vita cristiana. Infatti la Chiesa fa iniziare ogni liturgia con il segno della croce, specialmente durante la celebrazione dell’Eucaristia. La croce è presente sopra o accanto all’altare come elemento principale e fondamentale tra le immagini sacre della chiesa, indicando come nella santa messa il Signore Gesù Cristo sia presente proprio con il dono del suo corpo e del suo sangue offerti in sacrificio sulla croce.
Anche sui credenti viene tracciato il segno della croce durante la celebrazione dei sacramenti: nel giorno del Battesimo, tutti siamo stati segnati sul nostro corpo con il segno della croce, come con un sigillo, con un marchio. Si traccia il segno della croce celebrando il sacramento della Cresima, della Penitenza, dell’Unzione degli Infermi. Quando ascoltiamo il Vangelo nella Liturgia tracciamo il segno della croce sulla fronte, sulla bocca e sul cuore, ricordando proprio il segno della croce che era stato fatto su di noi il giorno del nostro Battesimo. Anche nelle preghiere in casa, al mattino, alla sera, prima di coricarsi e prima dei pasti, i cristiani si segnano con il segno della croce. E dunque celebrare un rito per questo segno vuol dire riportarlo alla sua centralità. Per tale motivo è importante insegnare a compierlo con amore e attenzione, in modo che non sia ridotto a un gesto scaramantico da fare velocemente, come fa il calciatore davanti al tiro del rigore, ma sia il segno della nostra appartenenza al Signore crocifisso e risorto, un segno che abbraccia il nostro corpo.
Ai ragazzi viene consegnata la Croce che poi potranno indossare come segno della loro appartenenza a Cristo e come impegno a diventare sempre più suoi amici per comprendere quanto sia grande il suo amore per ciascuno di loro. Mi sembra bello che questo segno venga ripreso dai catechisti e genitori nella Quaresima, magari chiedendo ai ragazzi che tornino a indossare in questo tempo, la croce ricevuta durante il rito e invitandoli a partecipare al rito della Via Crucis.
La consegna della croce verrà fatta anche ai giovani da parte di papa Francesco durante la domenica delle Palme per portarla alla prossima GMG che si celebrerà a Panama.
Una croce dunque che unisce tutte le età della vita, che crea comunione tra bambini e giovani, che segna una continuità di fede e di impegno per camminare insieme a Cristo.
don Giorgio Bezze, direttore Ufficio diocesano per l’Annuncio e la Catechesi