Visita pastorale. Ritorniamo a far visita…

Lettera diocesana 2018/07

“Passa per casa”. “Fatti vivo quando vuoi”. “Ti aspettiamo una sera per cena”. “Se vieni a casa ne parliamo meglio”. “Trova il tempo per passare”

Sono espressioni comuni, e comunque sempre molto sentite, tra persone che si conoscono, che avvertono una vicinanza di interessi e relazioni, che desiderano continuare a mettere insieme passi e percorsi.

Entrare nella casa di un altro è sempre un’esperienza speciale. E alla fine il confine tra chi ospita e chi è ospitato si sfuma nella parola che va e viene, nella condivisione del cibo, nell’attraversare ciascuno la vita dell’altro. Ognuno si sente ospite dell’altro, consapevole di un grande dono ricevuto.

È un atteggiamento che ritroviamo anche in Gesù, che spesso si è lasciato ospitare, come viene ricordato nel testo Il seminatore uscì a seminare, che fa da guida al cammino diocesano.

A novembre inizierà la prima Visita pastorale del vescovo Claudio.

La visita è un compito preciso del vescovo, che trova però la sua espressione più vera in questa dimensione relazionale. Già le immagini usate dal vescovo ci indirizzano in questa prospettiva.

  • Il vescovo è un figlio. Si trova immerso nella grande storia diocesana che lo ha preceduto. L’essere figlio lo pone in atteggiamento di ascolto, attento e riconoscente.
  • Il vescovo poi è un fratello nella fede. Non è altro da noi, come ogni fratello si sente di camminare affiancato e sostenuto da straordinari compagni di viaggio. L’esercizio della fraternità diventa stare insieme nel tempo, nella vita ordinaria delle nostre parrocchie. L’essere fratello lo pone nell’atteggiamento dialogante di chi riceve e offre, di chi si lascia “toccare” dall’altro e allo stesso tempo interpella e suscita novità.
  • Il Vescovo, infine, è anche padre. L’essere padre lo rende simbolo e maestro di comunione, per superare divisioni e fratture; colui che accompagna consolando e incoraggiando. L’essere padre lo pone anche nell’atteggiamento di chi suggerisce, indica, rilancia prospettive e cammini. Allo stesso tempo il padre raccoglie e unifica, valorizza ogni figlio e ogni esperienza, mantiene il vincolo dell’unità nell’intera Chiesa diocesana.

Accogliere il vescovo è entrare in una trama di rapporti e di dialoghi fatti di apertura, stima, confidenza e affetto. Ed è allo stesso tempo sentirsi accolti, valorizzati e incoraggiati.

La Visita pastorale è particolarmente significativa perché avviene in un momento intenso di vita diocesana. Le Tracce di cammino, Il seminatore uscì a seminare – che integrano i contributi arrivati a partire dal testo La parrocchia e il frutto del Sinodo Lettera dei giovani alla Chiesa di Padova – ci mettono davanti quattro grandi sfide.

L’orizzonte dell’evangelizzazione: con quale cura e quale stile comunicare il Vangelo in un tempo in cui la fede non è più sentita necessaria per motivare le ragioni del vivere.

La sfida di parrocchie dai volti rinnovati, capaci di stimolare la comune vocazione battesimale e che sanno andare all’essenziale e mettere al centro la Parola di Dio e l’Eucaristia.

La sfida anche di corresponsabilità qualificate e riconosciute e quindi dei ministeri e dei gruppi ministeriali, più volte evocati in questi mesi.

Infine il cantiere aperto che ruota attorno alla riflessione sulla singola parrocchia, il rapporto con quelle vicine, l’esperienza delle unità pastorali e il vicariato. In tutte queste sfide sono implicati e suggeriscono atteggiamenti e modi di essere anche dei nostri giovani, anch’essi centrali nella Visita del vescovo Claudio.

Su queste sfide è già stata fatta tanta strada in Diocesi e si sono intraprese già tante buone prassi: il vescovo Claudio verrà a confermare e a rinnovare intuizioni e slanci. La Visita certamente permetterà anche di cogliere con sempre più chiarezza “la terra che il Signore ci indicherà”, ma ci aiuterà anche a chiederci, come scrive il Vescovo introducendo Il Seminatore uscì a seminare, “come il Signore ci sogna?”.

Tutto questo avverrà, nella magia, umile e quotidiana di un invito: passa, ti aspetto, fermati da me.

Sarà un ospitarsi reciproco.

don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la Pastorale