Vangelo e cultura

Lettera diocesana_Sguardi_2022/05

Il rapporto tra Vangelo e Cultura, in prima battuta, può sembrare questione puramente “teorica” rispetto alle “urgenze di cambiamento d’epoca” che hanno sollecitato la Chiesa di Padova a vivere l’esperienza del Sinodo diocesano. A conferma di questo il fatto che nei testi provenienti dagli Spazi di dialogo parrocchiali e “di ambito”, non ci sono riferimenti espliciti alla questione.

In realtà facendo discernimento sulle espressioni usate proprio negli Spazi di dialogo, appare come orizzonte comune in molti interventi, il nodo del rapporto tra fede e vita, tra Vangelo e Cultura. In particolare, è sempre più evidente la crisi di quel dinamismo che fa incontrare il cristianesimo con la cultura attuale, dove per cultura si intende il patrimonio di conoscenze ed esperienze acquisite e condivise nello spazio e nel tempo da un gruppo di persone. Oggi per la maggior parte delle persone che vivono questo tempo, il Vangelo non è indispensabile per vivere. E se la Chiesa è ormai consapevole di non essere più il riferimento centrale e assoluto per la vita delle persone, è altrettanto evidente come, finora, non sia riuscita a elaborare un cambiamento per poter affrontare questa nuova situazione.

L’incapacità di cambiare e adattarsi alla contemporaneità, è espressa dalla riproposizione di prassi ormai superate e da una generale autoreferenzialità che rende complicato il dialogo col mondo. A questo si aggiunge la difficoltà a prendere posizione rispetto alle grandi questioni che attraversano la cultura di oggi e la diffidenza e il pregiudizio nei confronti di un contesto in continuo mutamento. Occorre però essere chiari: la Chiesa cattolica nel nostro contesto, non ha spazio per tornare a essere, come nel passato, il riferimento assoluto della vita delle persone; piuttosto ha il compito di organizzarsi per annunciare la Buona Notizia anche da una posizione periferica e marginale rispetto a ciò che l’uomo e la donna di oggi sentono importante.

Un punto di forza è che, ancora oggi, esiste uno sguardo di rispetto e favore verso la Chiesa. Negli Spazi di dialogo (in particolare in quelli organizzati nell’ambito degli enti locali, dei contesti sociali, dell’economia, del lavoro, dell’istruzione e scuola) viene espressa la stima nei confronti della Chiesa per la sua capacità di creare e mantenere comunione. Allo stesso tempo emerge una domanda di rapporto con la Chiesa, percependo che da questo rapporto può venire qualcosa di buono per sé. È una domanda generica che potremmo tradurre in una richiesta di vicinanza, la sete di un buon annuncio, il desiderio di una parola di Vangelo.

Da dove partire? Sempre negli Spazi di dialogo viene proposto di tornare alla fonte comune: Gesù Cristo. La proposta di umanizzazione incarnata da Cristo è sempre sorprendente e profetica, riguarda ogni uomo e donna e ogni epoca. Occorre guardare con simpatia e amicizia a questo tempo: la Chiesa è chiamata ad arricchirsi e lasciarsi trasformare dalla vita delle persone per continuare ad essere fedele al Vangelo. Qui sta tutta la forza del cristianesimo: la capacità di inserirsi in contesti culturali differenti, per essere elaborato e compreso in forme nuove e originali. La vicenda di Cristo non coincide con una singola interpretazione culturale: se oggi constatiamo l’esaurirsi della forma di cattolicesimo vissuta dalle generazioni precedenti, possiamo esprimere con convinzione che la fine di questa esperienza non corrisponde con la fine del cristianesimo.

Paolo Arcolin e Roberta Gallato, Commissione preparatoria del Sinodo diocesano della Chiesa di Padova