Transizione ecologica: il metodo e lo stile della partecipazione, elementi necessari

Lettera diocesana_Sguardi_2021/08

Con le Settimane Sociali 2021 sulla transizione ecologica la Chiesa italiana chiede di prendersi per mano. Lei stessa si riconosce bisognosa di essere presa per mano in un cammino necessariamente comune, aperto, capace di una conversazione altra e oltre i luoghi canonici del nostro confronto.

La proposta che già dai primi passi, fino all’Instrumentum Laboris, ci siamo proposti è partecipativa perché universale e, al contempo, individuale. All’umanità che la attende potremo dare insieme un nome nuovo ma non sarà credibile se non porterà anche i nomi di ogni uomo e ogni donna chiamati a realizzarla. Una Terra rivelata nella sua unicità di destino nel nome che ognuno di noi saprà nuovamente dare alla propria città o al proprio monte.

Il fatto che in tema di ambiente e vivibilità buona della Terra “nessuno di salva da solo” è un’immagine potente e definitiva della chiamata che ci è rivolta. L’organizzazione delle Settimane Sociali come cammino, conversazione e luogo comuni ne è una rappresentazione consapevole e impegnativa.

Partecipazione è abitare.

Partecipazione è accogliere.

Partecipazione è responsabilità nel prendere parte e averne cura per tutti.

Partecipazione è riconoscere l’altruità e la minorità di tutto ciò che abbiamo e di ciò che sappiamo fare.

Partecipazione è urgenza di un completamento creativo fondato sulla gratitudine.

Partecipazione è affidamento che rende certa l’attesa.

Dobbiamo riconoscere che è il cammino che assicura una destinazione e che ogni buona veglia è premessa all’alba di un giorno davvero nuovo. Non c’è metodo di coinvolgimento che possa apportare davvero valori comuni conducendo insieme da qualche parte se non sulla base di questa buona e antica regola.

Eccole quindi le Settimane Sociali 2021: da abitare e accogliere, prendendone parte per averne cura, sapendoci debitori, con gratitudine, con fiducia nel bene che ne verrà.

Tutto perché possiamo comprendere il senso e l’urgenza del passaggio – la transizione ecologica – del quale la Chiesa Italiana ci chiede di essere testimoni e genieri, così da assicurare ancora, per il tratto di cammino necessario fino a Taranto e per i successivi che ne verranno, la nostra presenza attiva.

Le opportunità – spazi e tempi di partecipazione – non mancano. È possibile “fare luogo” di accoglienza e implicazione la narrazione di insegnamento e guida che papa Francesco ci ha donato con i testi delle lettere Laudato Si’ e Fratelli tutti.

Quale grande indicazione alla definizione di partecipazione di cui parliamo il fatto che non si possano leggere se non insieme?

È possibile “fare luogo” di passaggio il nostro paese, il nostro quartiere, il nostro luogo di lavoro, la nostra rete di convivialità, il nostro oratorio.

È possibile “fare luogo” di passaggio la proposta di cammino comune verso Taranto che ci farà la nostra parrocchia con la nostra Diocesi.

È possibile “fare luogo” di passaggio la nostra vita con tutta la nostra speranza.

È stato detto che siamo attesi, tutti, con impazienza.

Giovanni Teneggi, direttore Confcooperative Reggio Emilia