Spazi e tempi di corresponsabilità

Lettera diocesana 2019/07

Con il rinnovo degli organismi di comunione la nostra unità pastorale di Borgo Veneto, formata da sette parrocchie per un totale di poco più di novemila abitanti, ha optato per la costituzione di un Consiglio pastorale unitario (CPU).

Rimangono aperte le tensioni e discussioni tra il bisogno di far squadra, di unire le forze e allo stesso tempo il desiderio di non trascurare nessuna comunità nella sua originalità. Per tale motivo seguendo i suggerimenti degli Orientamenti pastorali 2017/2018, il testo La Parrocchia del 2017 e il testo sul Rinnovamento degli Organismi di comunione del 2017, nei quali si sottolineava quanto sia importante non trascurare le singole comunità e le loro specificità ed esigenze, abbiamo curato con attenzione la presenza equilibrata dei membri di ogni parrocchia nel nuovo CPU.

I testi proposti dalla Diocesi proponevano (nel caso di un CPU) la possibilità di realizzare le assemblee di comunità, con lo scopo di attuare le scelte pastorali e di mantenere un occhi di attenzione a ogni singola parrocchia. Nel recepire tali indicazioni, il nostro CPU, si è attivato in due direzioni: far partire annualmente un’assemblea di comunità dove riunire assieme tutti coloro che offrono un particolare servizio in parrocchia e le assemblee di comunità da fare in ogni singola parrocchia gestite autonomamente dai membri del Consiglio pastorale.

Nel convocare l’assemblea annuale il CPU era “curioso” e desideroso di conoscere le esigenze delle singole parrocchie, di essere attento a dare la parola a tutti e in particolare a coloro che svolgono un servizio nella propria parrocchia (dalla catechesi ai diversi gruppi di appartenenza, agli educatori, a coloro che semplicemente si dedica alle pulizie degli ambienti parrocchiali).

Nel convenire assieme, divisi per tipologia di servizio, abbiamo chiesto a tutti di condividere il loro servizio, di esprimere come vedono la loro comunità nel contesto dell’unità pastorale, e quanto “sentono” di appartenevi proprio svolgendo il loro servizio.

I frutti di questa prima assemblea di comunità sono stati molto buoni; al di là del contenuto è stata apprezzata la possibilità di una maggiore conoscenza reciproca, di aver dato la parola a tutti e di aver generato il desiderio di poterci incontrare ancora lavorando su qualche tema più specifico e mirato.

Ma veramente interessanti sono state anche le assemblee parrocchiali realizzate in ogni singola comunità e curate dai membri del CPU, referenti di quelle specifiche parrocchie. Riportiamo di seguito le testimonianze dirette di coloro che hanno preparato e seguito gli incontri.

«Nonostante il numero esiguo di partecipanti, l’assemblea di comunità di Saletto ha mantenuto il suo significato: di persone che si ritrovano perché legate da un comune interesse, desiderose di discutere, ascoltare e proporre. Ha permesso a noi laici, membri del CPU, di farci mediatori e interpreti della voce della comunità e di quella del CPU. Queste due caratteristiche rendono apprezzabile l’evento in sé al punto da impegnarci a ripeterlo. L’esperienza è stata generativa soprattutto per noi che l’abbiamo preparata in quanto ci siamo confrontati, messi in gioco, condiviso con le altre comunità dell’UP, ci abbiamo creduto! Ciascuno ha avuto il suo spazio e il suo ruolo cogliendo il senso dell’esperienza, senza troppe aspettative riguardo la risposta della comunità. Si è lavorato con generosità, umiltà e senso di responsabilità, cercando di non dimenticare la propria vocazione dentro la comunità. L’occasione ha dato l’opportunità ai laici presenti di intervenire sugli argomenti presentati, apprezzando la chiarezza e offrendo dei contributi e proposte che sono state accolte e in seguito attuate con una buona risposta da parte della comunità. L’assemblea di comunità porta in sé il germe della speranza, un seme di novità che porta buon frutto, che va coltivato e atteso con pazienza».

Silvana Ribon, referente in CPU per le parrocchie di Saletto e Dossi

«Il vantaggio delle assemblee di comunità sta soprattutto nell’ interazione che si crea tra il Consiglio Pastorale Unitario e le singole parrocchie. In questi incontri, infatti, la comunità viene maggiormente coinvolta riguardo le decisioni del CPU ed ha modo di proporre, obiettare, avere risposte su quanto stabilito dai rappresentanti delle parrocchie in comunione con i parroci. I resoconti delle prime assemblee di comunità dimostrano che molte persone hanno a cuore i problemi e le situazioni delle nostre parrocchie. Emerge, inoltre, un nuovo sguardo verso le parrocchie vicine, che nel tempo, forse, aiuterà a superare il campanilismo dove ancora persiste».

Erica Piva, referente il CPU per le parrocchie di Santa Margherita e Taglie

Le assemblee di comunità in cinque punti:

1) Ci ha dato la possibilità di essere più vicini alle persone delle nostre comunità

2) Ci ha dato la possibilità di renderci conto del clima e degli umori che pervadono le nostre parrocchie

3) L’ascolto delle persone ci ha permesso di vedere cose e di avere spunti a cui non avevamo pensato

4) Ci ha permesso di interrogarci se tutto ciò che facciamo e proponiamo risponda veramente alle reali esigenze delle nostre comunità

5) Ultimo ma non ultimo credo che anche chi è venuto ad ascoltarci abbia apprezzato il nostro “voler uscire” per condividere ciò che cerchiamo di costruire ogni giorno per tutte le comunità.

Davide Lionzo, referente per le parrocchie di Megliadino San Fidenzio e Prà di Botte

Tutto questo movimento, ancora in germe, vuole cercare di rispondere a molte questioni aperte:

  • Come essere aderenti e attenti a ogni parrocchia che insiste nella stessa unità pastorale?
  • Come poter essere “efficaci” pastoralmente nell’attuare quanto pensato dagli organismi di comunione?
  • Come essere buoni comunicatori evitando fraintendimenti, dimenticanze, poca conoscenza delle proposte di ogni gruppo parrocchiale?
  • Come rendere sempre più responsabili e rappresentativi i laici impegnati in parrocchia?

Camminiamo, qualche volta inciampando, ma sicuri che la fantasia accompagnata da qualche intoppo ci mantiene vivi e desiderosi di unità nella diversità, di comunione e rispetto delle diversità e dei tempi di ciascuna comunità; per me prete sento il bisogno di ritornare alla scuola della corresponsabilità, dell’affinare il lavoro d’insieme, nel mettermi assieme ai fedeli laici e ai confratelli che mi sono messi accanto perché il “lavorare assieme” non sia tempo perso, ma un tempo di gioioso ed efficace rinnovamento nel “fare” Chiesa.

don Giuliano Miotto, parroco moderatore unità pastorale Borgo Veneto