Scegliere di farsi cambiare dall’incontro con l’altro

Lettera diocesana_Sinodale_2023/03

Siamo un gruppo di operatori Caritas del vicariato di Valstagna Fonzaso impegnati in alcuni servizi, tra cui la distribuzione di generi alimentari, il centro di ascolto, il centro distribuzione indumenti e la mensa di solidarietà. Negli ambiti dove svolgiamo il nostro servizio incontriamo persone che attraversano momenti di fragilità, uno spaccato di vita che ci mostra fatica, dolore, coraggio, resilienza. Quando abbiamo iniziato con il Centro di ascolto vicariale succedeva di voler dare alle persone che venivano le indicazioni sulla “strada giusta” da percorrere e si evidenziava la presunzione, non sempre consapevole, di sapere qual era la strada giusta, forse per aver ascoltato troppo poco. L’incontro con le persone ci modifica, anche se, il cambiamento vero in ognuno di noi, piccolo o grande che sia, lo dobbiamo permettere noi. Scegliere di lasciarsi cambiare è permettere all’altro di abitare in te, e questo fa sì che il camminare con queste persone non sia più avanti, non dietro ma al loro fianco. I progetti sulla vita delle persone si fanno perciò assieme, condividendone i punti di vista che non sempre rispecchiano la nostra idea di giusto. Le persone in fatica vanno davvero soprattutto ascoltate e accolte per quello che sono, come vorremmo fosse fatto anche per noi. I poveri provano nella quotidianità, sulla propria pelle, su quella dei propri figli, cosa vuol dire essere “ultimi” e ciò fa male, male davvero. Come allora, così anche oggi, si rischia di non riconoscere in queste persone Gesù sofferente. Il volto di un uomo, di una donna diventano fratelli e sorelle verso le quali ti viene spontaneo allungare la mano per dire “sono qui e mi importa di te”. Ecco, ora davvero ci siamo, sì perché non è la soluzione del problema che ci viene presentato a essere la misura del nostro agire ma è l’abitarci dentro, insieme alla persona in difficoltà, sapendo di avere alle spalle una squadra di volontari che lavora con te. Anche in mensa di solidarietà durante le cene che si condividono tra volontari e ospiti, il servizio è un “mettere nel piatto” un po’ della propria vita, le fatiche della giornata, i pensieri, i sogni e perché no anche una preghiera. Davvero quando ci si mette a servizio nella carità, qualsiasi sia l’ambito dove lo svolgi, arrivi presto a capire che ti devi fidare e affidare al Padre e perdi presto l’arroganza di pensare che si può far da soli… la preghiera arriva spontanea, impellente, necessaria. Sviluppare l’occhio della carità è un cammino, una ricerca costante, quotidiana, ed ecco che la carità diventa un modus operandi che applichi ovunque. Nella logica della famiglia, che cerchiamo di costruire nelle nostre comunità, non ci si occupa del più fragile dopo aver messo in ordine e apposto tutte le “cose di casa” ma lo si fa contestualmente. Le fragilità dell’altro ci appartengono nella quotidianità. Se nella tua vita personale, nel lavoro, in comunità segui la carità come stile, sarai a volte guardato con sospetto, altre con incredulità ma se c’è coerenza vera sarai creduto, sarà la tua vita a raccontare che il tuo eccomi è l’adesione al progetto d’amore di Dio, sarà la tua vita, senza presunzione ed in umiltà ad evangelizzare.

Michela Bellò, operatrice Caritas del vicariato di Valstagna-Fonzaso