Processi comunicativi e partecipativi nella Chiesa locale: prospettiva teologico-pastorale

Lettera diocesana 2021/06_Sguardi

La sinodalità è rara e complessa così che poche volte una diocesi si risolve a organizzare un Sinodo. In realtà, la sinodalità della Chiesa locale (diocesi) riferibile agli uffici e agli organismi di partecipazione ordinaria appare come una mediazione possibile dell’ecclesiologia del Vaticano II. La sinodalità non si deduce dalla mera applicazione del canone, quanto dalla modalità di comunicazione e partecipazione del popolo di Dio: esistono le strutture, gli organismi, ma esiste soprattutto l’uso e la partecipazione agli stessi.

L’articolo indaga l’esercizio della partecipazione nella Chiesa locale in riferimento a:

  1. partecipazione alla cura pastorale
  2. presenza negli organismi di partecipazione per l’elaborazione di decisioni pastorali
  3. dinamiche innescate dalle prassi, i modelli partecipativi

 La sinodalità è la partecipazione del popolo di Dio alla gestione della Chiesa: si base sulla communio ossia la relazione stretta con la Trinità.

 Il contesto:

  • calo della pratica religiosa
  • incremento del numero degli organismi di partecipazione
  • insoddisfazione dei laici rispetto al funzionamento di tali organismi
  • disaffezione e disagio sia tra i laici che tra i presbiteri nel merito degli organismi e della partecipazione agli stessi; il 90% delle parrocchie ha un consiglio pastorale che vive sentimenti di inutilità e inefficacia.

 Oggi i sinodi sono la manifestazione ecclesiale della Chiesa diocesana:

– hanno tempi lunghi

– modalità articolate

– una buona riflessione teologica

Si parte con la fase preparatoria curata dalla commissione preparatoria che ha il compito di stabilire i temi di cui tratterà il sinodo diocesano. È un processo di ascolto ampio, lungo tutto il territorio diocesano e civile più in generale.

Questo processo può essere percepito come pesante dal clero che si ritrova caricato di altre incombenze; può diffondersi tra i laici un senso di sfiducia per l’inconclusività pastorale di tanto lavoro consultivo e per la difficoltà di comunicazione all’interno della Chiesa (direzione alto/basso).

Quindi il sinodo certamente aiuta e promuove l’ascolto e il metodo, ma fallisce se non assume un ordine disciplinare, attuativo.

 Gli elementi fondamentali che dovrebbero caratterizzare i processi partecipativi della Chiesa:

– L’assemblea del popolo di Dio è confessante e celebrante. Celebrare un sinodo, ricorda la dimensione misterica della Chiesa, diversamente sarebbe solo una grande discussione.

– La sinodalità implica la communio ossia il riconoscimento dell’altro in quanto altro. Per questo serve promuovere momenti straordinari di ascolto, ma – soprattutto – organizzare la comunicazione.

– La sinodalità si fonda sulla promozione e integrazione dei diversi carismi di cui ha bisogno una Chiesa in una certa epoca.

– Il sinodo può essere il contesto favorevole per ragionare sulle “nuove” frontiere della responsabilità collegiale e sinodale.

– Una Chiesa ha bisogno di avviare nuove prassi per rispondere alle esigenze pastorali. Pertanto il momento attuativo è fondamentale.

Considerazioni conclusive

  1. La sinodalità è parte di un processo di partecipazione (e comunicazione) che coinvolge tutta la Chiesa, a due livelli: la relazione immediata e la relazione istituzionale (o mediata).
  2. È impossibile non legare un sinodo ai processi partecipativi e di comunicazione propri di una società.

Roberta Rocelli, segreteria del Sinodo, rilegge:
Andrea Toniolo, Processi comunicativi e partecipativi nella Chiesa locale: prospettiva teologico-pastorale in ATI, Chiesa e Sinodalità: coscienza, forme, processi, a cura di Riccardo Battocchio e Serena Noceti, Glossa, Milano 2007, pp. 163-179