Migranti e rifugiati, uomini e donne in cerca di pace

Lettera diocesana 2018/01

Dopo la lettura del messaggio di papa Francesco per la giornata della pace di quest’anno, dal titolo: Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace, il mio pensiero è corso a quello che in sociologia viene definito come il teorema di Thomas. William Thomas, sociologo americano (1863- 1947), ha formulato questa teoria nel lontano 1928, ma l’attuale fenomeno delle migrazioni lo rende attualissimo. Questo, a grandi linee, il teorema: se si crede che qualcosa sia reale (vero), indipendentemente dalla sua esistenza o meno (dalla sua verità o falsità), saranno reali (vere) le conseguenze che gli attori sociali ricaveranno da quella loro credenza.

Se si crede, per ritornare al discorso del papa, che i rifugiati stiano fuggendo dal loro paese per trovare pace, lavoro, futuro, anche se, ipoteticamente, questo non è vero, il nostro atteggiamento nei loro confronti sarà di accoglienza, attenzione, comprensione e in tutti i modi ci si attiverà per mettere in pratica quei quattro verbi che ci suggerisce papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. È chiaro che ci saranno anche alcuni migranti che non hanno attraversato il deserto per ricongiungersi con i propri cari e nemmeno per trovare pace e serenità, ma per altri scopi, più o meno leciti, questa minoranza, in un contesto di pregiudizio positivo, sarà “assorbita” dalla maggioranza. È lo stesso criterio che usano i genitori quando si muovono delle critiche ai loro figli: per quanto si parli male di un figlio, i genitori saranno sempre pronti a giustificarlo, anche davanti all’oggettività di un errore. Questo accade semplicemente perché è loro figlio, lo amano e hanno un pregiudizio positivo nei suoi confronti; come è giusto che sia.

Viceversa, se si crede che i migranti siano tutti dei delinquenti, ladri o assassini, anche se questo non è vero, secondo il teorema di Thomas, saranno reali gli atteggiamenti che le persone assumeranno nei loro confronti. Il risentimento, la rabbia, il sospetto, la violenza, la discriminazione, anche se si fondano su delle notizie false (fake news), segnano in profondità la vita reale dei richiedenti asilo.

Possiamo verificare la veracità di questo teorema con un piccolo esercizio di onestà: quanti di noi, sinceramente, hanno avuto un’esperienza negativa con i migranti? Quanti, personalmente, si sono sentiti offesi, rapinati, violentati, da un richiedente asilo? Se la risposta a queste domande è negativa, per quale motivo allora li guardiamo con sospetto?

Il grande contributo che possiamo dare noi cristiani alla costruzione della pace fra i popoli, come dice il papa, oltre all’impegno ad accogliere e creare ambienti in cui sia rispettata la loro dignità, è quello di acquisire uno sguardo di misericordia nei loro confronti: «questo sguardo – dice il papa – saprà scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono. Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti».

don Giorgio Bozza, docente di teologia morale (Fttr)

In allegato il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace 2018: papa-francesco_20171113_messaggio-51giornatamondiale-pace2018