Il Triduo pasquale, fulcro della comunità di fede

Lettera diocesana 2018/03

Il testo riporta un’esperienza parrocchiale, tesa a mettere al centro di tutto il cammino pastorale, anche in modi e scelte concrete, la Settimana Santa.


Li vedevo tornare felici di aver incontrato alcuni anziani o malati; entusiasti di aver portato loro un semplice augurio di buona Pasqua. I ragazzi delle medie, quelli a cui oggi guardiamo con stima e fiducia nel tempo della fraternità, vivevano il pomeriggio del Giovedì Santo sperimentando un piccolo servizio di carità e tenerezza, guidati da catechisti, animatori dell’Acr, e capi scout. Andavano in piccoli gruppetti in diverse case e, al ritorno, potevano condividere l’esperienza in gruppo, cenare insieme, e partecipare alla santa messa, che apre la Pasqua, celebrando Gesù che si china a lavare i piedi ai suoi discepoli.

Ai bambini più piccoli avevamo affidato il compito di preparare dei sacchettini con dentro un piccolo pane e un messaggio di buona Pasqua. Potevano così anche loro partecipare alla gioia della comunità riunita consegnando il loro servizio, perché quel piccolo pane fosse condiviso in ogni casa come segno di fraternità.

Gli adolescenti e i giovani vivevano il primo dei tre giorni che hanno cambiato la storia incontrando realtà di volontariato e testimoni di gratuità. Per i ragazzi e i giovani, per le famiglie che li accompagnavano e accoglievano, e per tutta la comunità, diventava subito comprensibile il Vangelo di Gesù: se vuoi una vita felice e piena di vita, vivila nell’amore e nel servizio.

Dobbiamo essere grati alla Chiesa che ha voluto la riforma liturgica della Settimana Santa ancor prima che fosse indetto il Concilio Vaticano II.

È davvero un dono dello Spirito Santo al nostro tempo e un’opportunità di grazia che accompagna la comunità intera a riscoprire, di anno in anno, la centralità del Triduo pasquale nella sua interezza, come fulcro della comunità di fede.

La Chiesa che ritrova la pienezza della vita nella Pasqua di Gesù lo può fare solo se riparte ogni giorno dal servizio gratuito e solo la vita donata senza riserve vince la morte ed è vita vera.

Il Venerdì Santo celebra il dramma dell’innocente che tiene su di sé il male per farlo morire, portandolo nella sua morte. Per la comunità cristiana è giorno di penitenza e digiuno, preghiera e contemplazione del mistero: con la sua croce, Gesù toglie il peccato e redime l’umanità. La funzione liturgica preparata con un equilibrio misurato di silenzi e canti di meditazione, raccoglie l’esperienza più drammatica della Chiesa; ma in questo dramma che contempla il sacrificio dell’innocente, risuona l’annuncio della buona notizia: Gesù non si è tirato indietro, il suo amore è giunto davvero fino a colmare ogni misura. E il bacio adorante esprime l’intimità dell’uomo crocifisso con la Chiesa che innalza una supplica orante in favore dell’umanità intera.

Con i giovani e gli adolescenti, nel giorno in cui la Chiesa vive sommersa dalle tenebre, abbiamo cercato segni di speranza. Il Sabato Santo iniziava quando ancora era buio con un pellegrinaggio che ci portava sul monte in attesa del sorgere del sole. Silenzio, fatica e preghiera, ci accompagnavano a vedere con gli occhi la luce che vince le tenebre e ci spingeva così ad attendere un’altra luce, quella del fuoco nuovo attorno al quale riunirsi per riscoprire la vera vita.

La Veglia pasquale per i ragazzi, i giovani e gli adulti, era dunque ricca della certezza che vale la pena recarsi al sepolcro dove è accaduto l’impossibile, per essere qui risvegliati dalla parola senza la quale l’uomo muore, e riscoprirsi il popolo rinato dall’acqua del battesimo e nutrito dal pane di vita eterna.

Valorizzando tutti i segni, e coinvolgendo le varie sensibilità dei gruppi e delle differenti età della parrocchia, la Veglia pasquale si propone come un’autentica esperienza di fede irrinunciabile.

Dopo aver vissuto e celebrato tre giorni di intensa condivisione di fede, ci riscopriamo felici di credere l’incredibile: colui che si è fatto servo, e ha dato a noi il suo corpo e il suo sangue, colui che ha portato nella morte il nostro peccato, Gesù di Nazareth, è veramente risorto.

Nella comunità cristiana ne siamo testimoni.

un parroco