Il sigillo dell’Università ne contiene la storia

Lettera diocesana 2021/09_Sguardi

Il sigillo dell’Università degli Studi di Padova, simile a quello che oggi conosciamo, è relativamente recente: nasce nel 1894 per volontà del rettore Carlo Francesco Ferraris, che decise di dotare l’Università di un sigillo ufficiale nell’ambito di un progetto di valorizzazione della memoria storica dell’Ateneo.

Gli elementi che lo compongono sono infatti una sintesi della storia della nostra Università. Nel corso del Trecento il vincolo corporativo che legava gli scolari “artisti” nei confronti dei “giuristi” divenne progressivamente troppo stretto ai primi, consapevoli dell’importanza sempre crescente degli studi di medicina, filosofia e delle discipline letterarie come grammatica e retorica. Tali contrasti e tensioni portarono nel 1399 alla separazione della scuola degli artisti (l’Universitas Artistarum, che aveva come patrono san Tommaso d’Aquino) da quella dei giuristi (l’Universitas Juristarum, in cui si studiavano diritto civile, diritto canonico e teologia e la cui patrona era santa Caterina d’Alessandria). La distinzione rimase fino alla seconda metà del Settecento. Nei sigilli delle due Universitates, accanto ai santi protettori vi era l’immagine del Cristo redentore, benedicente per i giuristi e risorto dal sepolcro per i gli artisti/medici.

Nello stemma attuale sulla destra si trova la figura del Cristo Redentore, con nimbo crucigero e, in mano, lo stendardo simbolo del suo trionfo sulla morte: elargisce luce e sapienza e, in quanto risorto da morte, un tempo veniva invocato dai medici, chiamati a dare vita e salute ai corpi malati. Sulla sinistra è invece riportata la figura di una donna con una palma egizia in mano (simbolo di martirio) e con la ruota: si tratta di santa Caterina, la cui memoria, il 25 novembre, recentemente ripristinata, era solennizzata con una grande processione cui partecipavano i giuristi della città. Fu imprigionata e condannata dal governatore romano Massimino al supplizio della ruota dentata, che però si distrusse miracolosamente. La santa fu decapitata e il suo culto si diffuse nel Medioevo, per la forza d’animo, la sapienza e l’abilità retorica di cui diede prova nelle dispute con i retori alessandrini. Ai piedi delle due figure è riportato l’anno di fondazione dell’Università: MCCXXII, e nel contorno la scritta Universitas Studii Paduani. Le nove stelle si riferiscono alle facoltà presenti nel 1894.

Nel 1966 il rettore Guido Ferro decise di semplificare il sigillo per renderlo più leggibile. L’ultimo restyling risale al rettore Vincenzo Milanesi, che ne ha promosso una revisione grafica nell’ambito di un progetto di identità visiva dell’Università. In questa occasione fu introdotto un colore identitario principale, il rosso pompeiano, tonalità utilizzata dall’architetto Gio Ponti per esempio nelle colonne della Basilica, la Sala che precede l’Aula Magna a Palazzo Bo. Il sigillo non è solo il simbolo dell’Università ma anche una sintesi della sua storia.

Vale la pena ricordare un altro simbolo del nostro Ateneo, il bucranio. Nel 1493, tutte le sedi universitarie furono riunite in un palazzo sorto ove si trovava una locanda chiamata Hospitium Bovis, caratterizzata da un bucranio, un teschio di bue, che diventò così lo stemma del palazzo e anche dell’Università. Decorazione tipica della scultura classica, il motivo del bucranio è ripreso tra gli ornamenti presenti nei palazzi del nostro Ateneo. Oggi è il simbolo del Cus Padova.

don Roberto Ravazzolo, docente Issr e vicedirettore Opsa