Il secondo annuncio nel cammino di IC dei bambini e dei ragazzi

Lettera diocesana 2018/10

L’espressione Secondo annuncio del Vangelo potrebbe sembrare astratta e frutto di riflessioni programmate. Invece, nella nostra Chiesa di Padova, trova all’interno del rinnovato cammino dell’Iniziazione Cristiana dei bambini e dei ragazzi, una sua immediata e concreta applicazione.
Se è vero che la vita di un adulto, come dice fratel Enzo Biemmi, «è costellata di passaggi, transizioni, accadimenti che rappresentano delle crisi con le quali fare i conti, perché segnano un’interruzione della vita nel suo ritmo consueto, inaugurando una discontinuità portatrice alle volte di un di più sorprendente». L’accompagnamento dei genitori nella fase in cui chiedono i sacramenti dell’IC per i propri figli, può diventare un’occasione di Secondo annuncio.
Infatti, molti genitori stanno vivendo un passaggio significativo della loro vita: l’età dei 40/45 anni, che fa nascere nuove percezioni di sé, la crescita del figlio che porta nuove domande sulla vita di coppia, sul senso di essere genitori, sull’educazione, e anche sulla fede.
La totalità dei genitori ha poi già ricevuto il primo annuncio del Vangelo. Molti, infatti, dopo essere stati battezzati appena nati, hanno frequentato per anni il catechismo ricevendo gli altri due sacramenti che hanno portato a compimento il cammino di Iniziazione cristiana: Cresima ed Eucaristia.
Tuttavia, in questi adulti l’annuncio del Vangelo non ha mai messo radici. Come si legge nell’EG sono: «persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo, non hanno un’appartenenza cordiale alla Chiesa e non sperimentano più la consolazione della fede». Ciò che hanno ricevuto è stato solo un’iniziazione a quel cristianesimo sociologico che permetteva di vivere con tranquillità dentro ai nostri paesi di antica tradizione cristiana.
La fede non si è fatta carne nella loro vita e la Pasqua del Risorto non è mai avvenuta. La maggior parte ha portato avanti una fede ricevuta per tradizione e praticata per dovere, ma mai scelta personalmente. Per questi motivi incontrare i genitori nel cammino di IC dei figli può diventare per le nostre comunità parrocchiali esperienza di Secondo annuncio. È un’opportunità per far sentire in loro per la prima volta, il buon annuncio del Vangelo. A quei genitori in cui la fede si è fermata al tempo del catechismo, o che è stata segnata da esperienze negative che li hanno allontanati dalla Chiesa, è possibile tornare a ri-annunciare il Vangelo per farlo cogliere come desiderabile, convincente, e accettabile per la loro vita adulta. Il Secondo annuncio avviene però solo a certe condizioni. La prima è che chi accompagna questi adulti deve saper accoglierli per quello che sono, con la loro realtà di persone e di coppia che hanno precise attenzioni, paure, interrogativi senza scandalizzarsi delle esperienze di limite e fragilità e deve saperli aiutare a riformulare gli interrogativi più profondi della vita, partendo da dove sono. Il genitore adulto si deve sentire pensato, portato dentro, atteso e ha bisogno di gesti concreti di accoglienza. Gli adulti devono essere aiutati a mettersi in moto con i loro pensieri, desideri, a prendersi cura, ad accarezzare insieme le ferite e i traumi della vita perché possono essere momenti fecondi per ripartire, per riaprire la ricerca e il confronto mentre accompagnano il cammino di fede dei loro figli.

È quindi importante incontrare gli adulti con uno certo stile che esprime il desiderio non tanto di insegnare, piuttosto quello di imparare insieme. Imparare insieme vuol dire l’arte sapiente del farsi accogliere e del lasciarsi accogliere, dell’ascoltare prima del parlare, in un atteggiamento di “ospitalità” verso tutti. L’arte di annunciare che ogni momento della vita adulta porta dentro qualcosa di buono e che si può sperare nel futuro perché c’è qualcosa di buono che ci attende. L’arte del narrare la nostra vita e la vita di Gesù di Nazareth e delle meraviglie che ha operato in noi. L’atteggiamento sarà quello della sollecitudine amante, piena di affetto materno/paterno verso l’altro, nel senso di mettersi a servizio della trasmissione della vita di Dio che non si può né misurare né padroneggiare: «Così affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita» (lTs 2,7b-13).

Il Secondo annuncio della fede mette poi in moto nella comunità intera un secondo ascolto, cioè la capacità di verificare quali siano i linguaggi e le modalità con cui viene annunciato il Vangelo. Il secondo ascolto in definitiva è un’opportunità per l’intera comunità cristiana, di ripensarsi, di convertirsi in termini sempre più di Chiesa missionaria.[1]

 don Giorgio Bezze, direttore Ufficio diocesano per l’Annuncio e la Catechesi

[1]                         Papa Francesco EG n. 27