Da vedere 2019/02

IL FILO NASCOSTO

di Paul Thomas Anderson
drammatico, 130min

Nella Londra degli anni Cinquanta, Reynolds Woodcock si è imposto come sarto rinomato, stilista ricercato e preferito da nobili, star del cinema, fino ai membri della famiglia reale. Raffinato ed elegante, Woodcock si vanta di essere uno scapolo incallito, fino a quando in un locale fuori città non incontra la cameriera Alma.

Paul Thomas Anderson è, tra i registi americani contemporanei, forse il più forte, incisivo, capace di segni profondi; ha cambiato storie, contesti, stili, sempre mantenendo una robustezza d’espressione di incoraggiante coerenza, una capacità di sfidare e provocare. Anche ora lo scenario cambia, e non di poco. Siamo, infatti, nell’Inghilterra degli anni ‘50, Reynolds Woodcock è già uno stilista affermato, la sorella lo appoggia e lo sostiene. A mettere in crisi un modello di vita che sembra inattaccabile arriva Alma, una cameriera che lui conosce, avvicina e invita a cena. Non saprà più allontanarsene e rimarrà legato a lei per il futuro. Maestro di eleganza e di stile, Woodcock è uomo nevrotico e dal carattere instabile, capace di reazioni feroci e imprevedibili. Il ritratto di Woodcock è esemplare di una classe inglese superiore ma debole e leggera nei valori e nelle pretese. Al pari del creatore di moda protagonista, il film poggia su un ventaglio di emozioni imprevedibili e sfuggenti. L’amore vince, si direbbe ma la vittima non resta domata. Molti interrogativi restano aperti, ma poi viene da chiedersi di fronte a un film fin troppo bello, ricercato, suadente, che cosa interessa a fondo dei problemi psicanalitici e interiori di un uomo bello e ricco? Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della CEI).


SE MI LASCI TI CANCELLO

di Michel Gondry
drammatico, 108min

Esiste un procedimento che consente a una persona di cancellare dalla memoria momenti di vita non più desiderati. Joel scopre che a tale procedimento si è sottoposta la sua fidanzata Clementine decisa a rimuovere il loro rapporto. Per tutta risposta, anche lui decide di eliminare da sé il ricordo della ragazza e per questo motivo va dal dottor Mierzwiak, inventore dell’“operazione”. Qualcosa però non funziona. Joel in realtà non vuole dimenticare e, inconsciamente, si ribella alla macchina. Deve decidersi ad affrontare anche il momento della decisione presa dalla ragazza, prima di riuscire a riconciliarsi con lei.

È opportuno ricordare il titolo originale, Eternal sunshine of the spotless mind : un verso da una poesia di Alexander Pope. Charlie Kaufman, autore del copione conferma una propensione netta e incisiva per costruite storie che scavano i recessi della mente umana, quelle zone dove si situano i nodi delle emozioni, delle sensazioni, delle reazioni. Cancellare dalla mente ciò che non si vuole ricordare sembra una grande conquista, ma è un dramma. Non si vive senza memoria, non si vive senza storia. Io esisto quando rielaboro il pensiero e creo conoscenza. La denuncia della manipolazione scientifica e della prevaricazione della volontà é affidata a un racconto che mescola passato. I limiti della scienza, il perdono, il recupero della identità: tutto torna, ma niente è come prima. L’esame c’é stato, l’inconscio cerca di ristabilire un equilibrio, nella società degli uomini bisogna accettare la fragilità e non volerne la scomparsa. Costruito quasi come un trattato di psicanalisi, con puntate nell’infanzia e nei rapporti con la madre del protagonista, il film è di non facile lettura, scava però a fondo su ciò che spinge a fidanzarsi per affrontare una vita insieme e sui ripensamenti dovuti ai dubbi, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, certo complesso e adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della CEI).