Da vedere 2018/10

CENTOCHIODI

di Ermanno Olmi
drammatico, 100′

Una mattina il custode di un’università bolognese arriva davanti alla biblioteca storica e non crede ai propri occhi: tantissimi libri, edizioni rare e preziose, sono sparsi sul pavimento aperti e trafitti con i chiodoni delle capriate. Autore del gesto è un professore di filosofia, giovane e già molto autorevole, deciso a lasciarsi alle spalle la “schiavitù” della pagina scritta per recuperare un rapporto nuovo con la vita quotidiana. Eccolo allora, arrivato su un argine del Po, sistemarsi in una casupola abbandonata, che a poco a poco diventa punto di riferimento delle persone che imparano a conoscerlo. I carabinieri però sono sulle sue tracce e, parimenti, alcune famiglie di contadini locali ricevono, tramite il messo, ingiunzioni di lasciare i loro insediamenti lungo il fiume per fare posto ad altre costruzioni. Il professore viene, infine, identificato come colpevole del gesto all’università e sottoposto a interrogatorio. I contadini lo aspettano per stare con lui ancora una volta. Ma da quel momento in poi di lui non si è più avuta notizia.

Il copione mette al centro un giovane professore smarrito che si sveste (ma non di tutto) per ritrovare il contatto con la natura, e in lui noi pensiamo di vedere un Cristo moderno. Ma ci sbagliamo, perché lui si allontana e quelli che restano sono i contadini, i semplici, i puri di cuore: e sono loro, che noi incontreremo di nuovo. Gioca un po’ a nascondino Olmi in questo suo racconto che si immedesima lieve nel passare delle opere e dei giorni, che ha la fragranza del pane appena sfornato e la pudica verbosità della burocrazia incombente. I contadini, il Po, la terra tornano a essere per il regista bergamasco quell’unicum esistenziale e spirituale che è lievito di civiltà, di vita in comune, di rispetto reciproco. Crocifiggere i libri e rinunciare all’altare in nome di una religione da strada appare, dunque, come una provocazione tanto salutare quanto azzardata. Bisogna ascoltarlo Olmi, mentre pronuncia queste frasi, e scavare nella sua sofferenza di credente, che con sincerità disegna lo scenario del futuro in una fede conquistata giorno per giorno nel contatto della vita concreta. Il film ha la semplicità del poemetto lirico e le cadenze ieratiche della parabola. Il professore scompare, e i contadini si sentono soli. Ne tornerà un altro? Olmi resta in ricerca, e noi con lui sappiamo che il Cristo della fede non scompare mai, ma è con noi ogni giorno ed è con noi sull’altare, in ogni chiesa, luogo di pacificazione e di perdono. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come accettabile, problematico e adatto per dibattiti (dalla Commissione nazionale valutazione film della CEI).

 


CORPO ESTRANEO

di Krzysztof Zanussi
drammatico, 117’

Giovane manager, Angelo apprende che Kasia, la ragazza polacca di cui è innamorato conosciuta in un gruppo di preghiera in Italia, ha deciso di prendere i voti e di tornare in Polonia. La raggiunge nella speranza di farle cambiare idea. Per starle vicino, trova lavoro in una multinazionale polacca, alla cui testa c’è Krystyna, manager aggressiva e decisa che fa strani progetti su Angelo.

Regista serio, pacato, misurato, anche schivo e lontano da polemiche (eppure come polacco ha avuto non poche occasioni per finirci dentro), Krzysztof Zanussi ha seguito passo passo le travagliate vicende del proprio paese, testimoniando vicinanza e attenzione. In questo film propone una storia come un quesito morale, con scelte grosse e non facili da sciogliere. E tiene lo sguardo rivolto verso una Polonia “moderna”, laica e aperta all’economia di mercato, che però fa i conti con il richiamo della fede e una decisione da prendere. La storia inclina verso dilemmi etici stringenti e i protagonisti sono messi con le spalle al muro dallo scontro tra lusso e richiamo del guadagno da un lato e adesione alla rinuncia dall’altro. Materia non da poco, drammi da risolvere con cura e discernimento, e svolgimento anche qui lieve, leggero, in pace con se stesso fin dall’inizio. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti (dalla Commissione nazionale valutazione film della CEI).