Chiamati all’annuncio della vocazione

Lettera diocesana 2017/06

Quando sentiamo pronunciare il termine “vocazione” può capitare si sviluppi dentro di noi qualche riflessione fuorviante o riduttiva: per esempio che “vocazione” sia sinonimo di ingresso in seminario o in convento. In realtà, la dimensione vocazionale è ben più ampia e riguarda l’intera vita spirituale: continuamente la persona è chiamata e interpellata (“vocazione” deriva dal latino “voco”, “chiamare”), dagli altri e da Dio. Essa si realizza in un progetto concreto quali il presbiterato e la vita consacrata, ma anche nel matrimonio o nel servizio a tempo pieno per gli altri, vivendo da cristiani l’impegno missionario, politico o altro. Non soltanto: continuamente, anche nel quotidiano più spicciolo, ciascuno è un chiamato ad amare al meglio, rispondendo a Dio che gli parla attraverso tante persone e situazioni che, rilette alla luce della Scrittura, diventano parole concrete e luminose. La vocazione riguarda tutti e sempre.

Questo modo diverso di considerare la dimensione vocazionale emerge se accettiamo di riflettere sulla vocazione , alla luce della Parola di Dio e del pensiero della Chiesa, ma soprattutto se consideriamo il nostro cammino di fede. Soltanto chi riconosce nella propria fede la risposta alla proposta quotidiana di Dio, può farsi testimone del vangelo della vocazione.

La dimensione vocazionale è trasversale a tutta l’attività pastorale della Chiesa ed è particolarmente congeniale l’ambito dell’annuncio e della catechesi, che ha almeno due scopi: preparare la persona a scoprire la propria vocazione cristiana e aiutarla a viverla lungo lo scorrere del tempo. Come la catechesi dovrebbe accompagnare tutta la vita del credente, così dovrebbe essere costante anche l’attenzione vocazionale. per questo i vescovi italiani hanno tenuto presente in tutto il progetto catechistico la dimensione vocazionale, quasi a renderla il filo rosso che lega i diversi tratti di cammino: in ogni catechismo la vita cristiana è presentata come una chiamata di Dio; egli chiama ogni persona per nome, proponendole una precisa scelta d’amore che la rende protagonista del suo progetto di salvezza. In ognuno dei testi si evidenzia come la vita cristiana si sviluppi almeno in quattro tappe:

  • la chiamata alla vita
  • la chiamata a un rapporto personale con Cristo
  • la chiamata ad essere Chiesa
  • la chiamata a fare della propria vita un dono

Anche prendendo in mano i catechismi della Chiesa italiana, a cui fanno riferimento le guide diocesane per l’Iniziazione cristiana dei ragazzi, possiamo individuare dei precisi obiettivi formativi per ogni fascia di età in ambito di pastorale vocazionale e gli atteggiamenti utili per raggiungerli.

Dai 0 ai 6 anni
In questa età ciò che deve stare a cuore è la crescita spirituale del bambino, ossia l’aiutarlo a coltivare la sua prima intuizione di Dio, facendogli sperimentare l’amore che viene da Dio: già questo è preparazione di un terreno vocazionale, disponibile al Signore. «Il percorso da far compiere ai bambini va dalla generosità episodica alla gratuità con tutti» (CdB 161); crescendo, poi, va iniziato alla preghiera e aiutato a sentirsi chiamato a essere parte di una famiglia più grande, qual è la Chiesa.

Dai 7 agli 11 anni
Non è prematuro in questo tempo annunciare la gioia della vocazione: il fanciullo, certo con capacità e modalità diverse in base all’età e alla fiducia riposta nella testimonianza degli adulti, è capace di aprirsi al Signore e alla sua Parola, a vivere la dimensione ecclesiale e personale della fraternità e della preghiera. In questo tempo i fanciulli possono essere aiutati a scoprirsi chiamati alla sequela di Gesù e alla comunione con lui nell’eternità. In un contesto esperienziale, che valorizzi la sua corporeità, la sua intelligenza, la sua relazione con gli altri, anche se diversi da sé, il fanciullo può essere aiutato a interrogarsi sul bene e sul male, a sperimentare l’attesa e la fatica anche nel rapporto con Gesù, a incontrare Dio attraverso le persone e così vivere giorno dopo giorno, alla maniera di tanti protagonisti della Scrittura e della storia della Chiesa.

Preadolescenti e adolescenti
La preadolescenza è la tappa di crescita, caratterizzata da un cambiamento sia a livello fisico che cognitivo. L’adolescenza, invece, è il tempo in cui i processi di cambiamento avviati precedentemente giungono nella loro fase centrale: cambiamenti e adattamenti sono anche molto vistosi e interessano l’ambito fisico, cognitivo, psicologico e sociale. Si tratta di novità che possono essere colte come straordinarie occasione formative. L’educatore ha la possibilità di promuovere il protagonismo del ragazzo nelle scelte piccole e grandi del momento e del futuro, di testimoniare i propri valori, di promuovere il confronto in gruppo e la corresponsabilità, anche in ambito ecclesiale, attraverso il servizio concreto alle persone. Egli può aiutare il ragazzo a prendere in mano la Parola, ad approfondirla e ascoltarla, facendola diventare luogo di preghiera, per poi accompagnarlo ad assumersi impegni vocazionali concreti e coraggiosi nella ricerca del significato da dare alla propria vita. L’esperienza vocazionale dei preadolescenti e adolescenti può trovare anche nel confronto e nel dialogo con le persone, che testimoniano il loro impegno vocazionale e missionario, l’occasione propizia di discernimento e di crescita, per poi trasformarsi in gesti concreti, quali alcuni servizi a sua misura.

Giovani
Con i giovani si possono affrontare, nei diversi percorsi formativi, tutte le tematiche della vita cristiana: con loro si possono svolgere anche attività con diverse modalità. Prima di ogni progettazione, tuttavia, è necessario chiedersi “che cosa cercano”, perché i giovani cambiano con i tempi. Fra le diverse attenzioni nei confronti dei giovani. “Più che parlare loro, bisogna ascoltarli, e dire soltanto una ‘goccina’, una parola lì, e via, possono andare. E questo sarà un seme che lavorerà da dentro”. (Papa Francesco, Convegno Vocazioni 2017).

 Adulti
L’età adulta è il tempo della fecondità e il tempo in cui vivere la propria vocazione in modo maturo, con crescente sapienza, e per farlo c’è bisogno di nutrirsi costantemente della Parola e rileggere alla luce di essa la propria esperienza quotidiana, senza lasciarsi cadere nella tiepida abitudine che toglie la parola alla vita.

L’esperienza dell’annuncio della fede anche negli ambiti tipici della catechesi parrocchiale, è profondamente vocazionale. “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” ha scritto papa Francesco all’inizio dell’Esortazione Evangelii Gaudium.

 

don Silvano Trincanato, direttore Ufficio diocesano di Pastorale delle Vocazioni
e dell’Ufficio diocesano di Pastorale della Famiglia